Pilates a per Bambini (7-11 anni)
e per Ragazzi (12-16 anni)

Insegnante Silvia Avnet

Corso di ginnastica posturale
Metodo Pilates
per Bambini (7 – 11 anni)
e per ragazzi (12 – 16 anni)

 

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    Corso di pilates posturale per bambini ed adolescenti a bologna

     

     

    Arte Danza Bologna organizza per bambini ragazzi, adolescenti corsi di ginnastica posturale che hanno come finalità principale l’allineamento ed il corretto assetto muscolo scheletrico.

    Già nell’età infantile si possono presentare asimmetrie ed atteggiamenti posturali scorretti e proprio nella fase della crescita e nello sviluppo è possibile agire e correggerli.

    Prevenendo quindi problemi che se trascurati possono diventare vere e proprie patologie, non solo a livello vertebrale (es. scoliosi, lordosi, cifosi…) ma anche a livello di arti sia superiori che inferiori.

    Nei casi di crescite repentine il corpo non ha sufficiente tempo per riequilibrare il proprio assetto, il pilates si inserisce nell’allungamento muscolo tendineo e nello scioglimento delle tensioni articolari.

     

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    La parola all’insegnante

    Corso di pilates posturale per adulti ed adolescenti a bologna

     

    Attività riservata ad un gruppo ristretto di persone (max 4/5) che presentano paramorfismi, ovvero atteggiamenti posturali, più o meno consolidati, che portano ad un’alterazione dell’equilibrio miotensivo, con conseguenze sull’intero organismo (ernie iatali, radicoliti, vasocostrizioni, ipossia cellulare, cefalee, ecc.).

    Tra i vizi posturali più noti, ricordiamo: scoliosi, ipercifosi, iperlordosi, rettileinizzazioni, a carico della colonna vertebrale; ma anche varismi, valgismi, intra ed extrarotazioni degli arti inferiori, o di parti di essi, come piedi, ginocchia, rotule, femori, tibie; infine, alluci valghi, dita a martello, ad artiglio, piedi piatti o cavi, scapole alate, ecc.

    L’attività prevede allungamenti muscolari globali, attingendo dalle tecniche Mezieres e dalle tecniche dello yoga, per mezzo di ausili come la parete, le palle, gli archi, i bocchi, le cinture, ecc.

    La respirazione avrà un ruolo rilevante, e gli esercizi, ove necessario, potranno essere personalizzati, a seconda dell’età e delle proprie caratteristiche.

    La ristrettezza del gruppo, infatti, permette un lavoro quasi individuale, e dunque è aperto a giovani e meno giovani, nel primo caso con lo scopo di evitare il consolidarsi del vizio posturale e prevenire gli eventuali dolori ad esso collegati, nel secondo caso per ridurre dolori già presenti e scongiurare peggioramenti.

    Per chi presenta una documentazione medica, e/o un protocollo fisioterapico, sarà possibile fare un lavoro ancora più specifico, poiché non è previsto, presso la nostra struttura, un esame posturale approfondito.

    Per chi vuole saperne di più sulla postura

    Per postura possiamo intendere la posizione del corpo nello spazio e la relazione spaziale tra i segmenti scheletrici, il cui fine è il mantenimento dell’equilibrio, sia in condizioni statiche che dinamiche, a cui concorrono fattori neurofisiologici, biomeccanici, psicoemotivi e relazionali.

    Ne consegue che la postura può essere studiata attraverso ciascuno dei seguenti modelli interpretativi: il modello psicosomatico, il modello neurofisiologico, il modello biomeccanico.

    Nel modello psicosomatico gli atteggiamenti posturali, secondo Wilhelm Reich e Alexander Lowen, sono espressione di stati emozionali e, nel loro insieme, formano la così detta “corazza muscolare”, per mantenere la quale il tono basale aumenta, ovvero si ha un eccesso di tensione della porzione contrattile della fibra muscolare. Se questa perdura nel tempo, viene interessata anche la porzione connettivale, dando luogo all’accorciamento vero e proprio del sistema muscolare che produrrà l’alterazione della corretta successione articolare

    Così, uno stato miotensivo a partenza emozionale, può evolvere ed associarsi ad una problematica biomeccanica.

    Secondo il modello neurofisiologico invece, nel correggere una postura, occorre intervenire anche sullo schema corporeo. Prima di definire che cosa sia lo schema corporeo, ricordiamo una basilare distinzione, fatta dal filosofo Edmund Husserl, tra l’organismo, che egli definisce come il corpo depersonalizzato ed oggettivato dalla scienza, e il corpo, quello rilevante per il soggetto, che ne è la rappresentazione realmente vissuta ed unica che ciascuno possiede.

    Possiamo ora definire il concetto di schema corporeo (così come stabilito da Schilder) come un’immagine tridimensionale che ciascuno ha di se stesso, che raggruppa le diverse parti del corpo in un’unità dotata di continuità temporale e spaziale, non semplicemente riducibile a una sensazione o ad una percezione ma che comporta una traccia mentale.

    In altre parole lo si potrebbe definire una costruzione che il soggetto ha del proprio corpo, per cui sul “corpo organismo” si instaura, col passare del tempo e delle esperienze, un “altro corpo”, un corpo metafora, fatto di rappresentazioni, emozioni, pensieri ed esperienze passate e future che si rifletterà anche nel proprio modo di occupare lo spazio, in un dato momento, quindi sulla postura.

    Tra i meccanismi neurofisiologici che influenzano la postura e il tono basale, c’è anche il riflesso antalgico, che produce una contrazione muscolare protratta nel tempo. Detta contrazione è attivata dai centri sottocorticali tramite il gamma motoneurone, con lo scopo di attenuare e/o eliminare dolori presenti (riflesso antalgico a posteriori) o di impedire che dolori latenti si manifestino (riflesso antalgico a priori). A volte queste contrazioni protratte, provocate dal riflesso antalgico, finiscono col creare conflitti strutturali.

    Con il modello biomeccanico, infine, vengono analizzate le modalità con cui il sistema muscolo-scheletrico si “organizza” nella statica e nella dinamica.

    Nella statica, gli squilibri posturali si evidenziano con la perdita della fisiologica sequenza articolare dei vari segmenti scheletrici nei tre piani dello spazio; nella dinamica con l’impossibilità di effettuare il movimento utilizzando al meglio le forze muscolari.

    Per garantire l’assialità dei segmenti scheletrici, come pure il movimento articolare fisiologico, è necessario che le forze muscolari siano bilanciate. In caso contrario, i punti di applicazione delle forze vettoriali muscolari, i loro momenti e la distribuzione dei carichi sui segmenti scheletrici subiscono delle variazioni. Indipendentemente dagli elementi di disturbo primari e dal tipo di perturbazione iniziale, l’alterazione posturale è la risultante dell’interazione tra il “sistema complesso” muscolare ed il “sistema complesso” scheletrico, che dà vita all’interrelazione funzionale “sistema complesso muscolo scheletrico”.

    Una perturbazione localizzata provoca un iniziale disallineamento e quindi uno sbilanciamento articolare al quale segue una contrazione muscolare con funzione stabilizzante.

    Ma anche viceversa in quanto l’organizzazione della corretta sequenza articolare non può prescindere dall’equilibrio delle tensioni muscolari.

    L’equilibrio a bassa intensità (tono muscolare) dei vettori muscolari garantisce la coesistenza di una buona stabilità e di una buona mobilità articolare, creando le condizioni affinché il sistema muscolo-scheletrico si ponga “ai limiti del caos”, l’area cioè, dove gli elementi di staticità e dinamicità si esprimono al meglio della possibilità strutturale.

    In sintesi

    I tre sistemi neuromuscolare, psicosomatico e biomeccanico utilizzano il sistema muscolare nel raggiungimento dei propri obiettivi. Inoltre, per la prima caratteristica dei sistemi complessi, sono interagenti ed interdipendenti, perciò qualunque sia il sistema primariamente implicato nel disequilibrio, gli altri devono attuare strategie adattative per permettere la salvaguardia della funzione al meglio delle possibilità. Si comportano cioè come un sistema integrato. L’azione sul sistema muscolare si esprime attraverso l’aumento del tono basale e la contrazione muscolare distrettuale e sistemica.

    Nel caso in cui contrazione muscolare e/o aumento del tono basale si verifichino per sufficiente tempo, si ha l’interessamento della porzione connettivale della fibra muscolare con accorciamento residuo, che determinerà il disallineamento della fisiologica sequenza articolare. Ciò sarà a sua volta causa di contrazione muscolare ed innalzamento del tono basale dando vita ad un circuito di autoalimentazione.

    Bibliografia

    Dott. M. Lastrico, Biomeccanica muscolo-scheletrica e metodica Mézières, Marrapese Editore

    Eleonora Reverberi, Il concetto di sé e la pratica sportiva, tesi triennale presso Università Cattolica del Sacro Cuore.

     

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